L’Ometto di Pietra

Un compagno di viaggio

Tutte le montagne ne sono punteggiate, non esiste praticamente sentiero sul quale non ci sia la possibilità di incontrarne uno: è l’ometto di pietra.
Per chi non lo conoscesse, l’ometto di pietra è un semplice e primitivo sistema di segnalazione in montagna, costituito da un mucchietto di sassi.
Si incontrano prevalentemente nei luoghi più selvaggi ed impervi, dove i classici segnavia colorati dipinti sulle rocce o i cartelli che indicano la direzione da seguire, vengono meno.

Una pietra dopo l’altra
La costruzione degli ometti di pietra è affidata alla bontà di coloro che si fermano per pochi minuti durante il proprio percorso, a realizzarne uno o semplicemente ad aggiungere una pietra ad uno già esistente, a beneficio dei camminatori che seguiranno.
Un metodo semplice, primitivo, che va ben oltre un banale mucchio di sassi.
Durante i miei tre decenni sulle montagne, ne ho trovato di ogni forma e dimensione, a volte dei veri e propri virtuosismi costruttivi, a volte quasi banali, ma fondamentali per la buona riuscita di un’escursione.

Mi è accaduto sovente, specie nei selvaggi percorsi del Cuneese, o sulle pietraie d’alta quota della Valle d’Aosta, che da questi “silenziosi” abitanti delle montagne dipendesse il successo di una camminata o il raggiungimento di una vetta.
Se ne trovano di enormi, durevoli nel tempo, che diventano familiari da un anno all’altro; altri seguono un “ciclo vitale”, vengono distrutti dai rigori invernali e pazientemente ricostruiti nella primavera successiva.
Non c’è cemento, non c’è stucco, ma la loro resistenza dura da secoli, il collante è la passione di chi li costruisce e vuole condividere con gli altri l’amore per la montagna.

Molto di più di un segnavia
Alcuni ometti sono posti sulle cime, come veri simboli del traguardo raggiunto, autentici monumenti.
Qualche anno fa mi è capitato di fare una lunga camminata nel deserto roccioso di Marsa Alam, durante una vacanza in Egitto.
L’escursione raggiungeva una “vetta”, poco più di una collina a picco sul mare, sopra ho trovato un impressionante ometto di pietra.
Più che di un ometto, si trattava di un vero e proprio gigante di pietra.
Chi arrivava in quel punto panoramico, era solito aggiungere una pietra, a memoria del proprio passaggio, tanti piccoli sassi, tante mani di sconosciuti, avevano costruito il monumento di quel luogo, rendendolo speciale.
Fra le fessure degli ometti di pietra mi è capitato a volte di trovare biglietti: ringraziamenti per i meravigliosi luoghi visitati, a volte preghiere per chi non c’era più ed era rimasto nel cuore di chi le aveva scritte, a volte lettere d’amore.
Lettere per amori presenti, lettere per amori finiti o che non si sarebbero mai realizzati, gioie e sofferenze, ricordi e prospettive.
Storie di vita, storie di passione…perché la montagna è vita, perché la montagna è passione.

Ti è piaciuto? Condividilo!



4 Comments

  1. bellissimo post, anche io trovo molto spesso ometti di pietra e contribuisco aggiungendo una pietra.

    ogni volta che si vede uno di essi vengono alla mente la passione, la costanza di chi ha percorso quei sentieri e ha voluto lasciare un segno del proprio passaggio, per gli altri e per la montagna stessa

  2. acc aspetta devo ricordarmi come si dice in bergamasco… i piputtin una cosa così…. ahahahah, la salvezza degli scalatori

Lascia un tuo commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.


*