Il Breithorn Occidentale

L’emozione dei “Quattromila”

Da quando scalai il primo oltre vent’anni or sono, mi accade sovente di ripetere questa frase: “esiste la montagna…e poi esistono i Quattromila“.
Le vette oltre i quattromila metri: dal momento in cui decisi di esplorare questo mondo straordinario, la mia prospettiva verso la montagna cambiò.
Nell’Arco Alpino le cime oltre questa fatidica quota sono numerose, dal Gran Paradiso, al Massiccio del Monte Bianco, a quello del Monte Rosa.
L’atmosfera dei ghiacciai, delle nevi perenni, supera a mio avviso tutto ciò che si può incontrare, camminando sulle montagne.
E’ un ambiente affascinante ma anche severo, l’alta montagna pretende allenamento, conoscenza dei pericoli e dell’equipaggiamento, esperienza e buon senso.
Le condizioni climatiche a volte estreme, i crepacci, l’aria rarefatta, alzano obbligatoriamente il nostro livello di approccio a questa attività.

Aria (rarefatta) di casa
Erano anni che mancavo da questi luoghi, la vetta del Breithorn Occidentale (m. 4165), nel Massiccio del Monte Rosa, in Val d’Aosta, ha segnato il mio ritorno all’alta quota.
Il Breithorn è tradizionalmente il quattromila più semplice, se affrontato dalla via normale, rappresenta l’escursione di ingresso nel mondo dell’alpinismo.
La partenza è da Cervinia (m. 2050), celebre località in fondo alla Valtournanche, in Val d’Aosta. Può essere raggiunto in una sola giornata, usufruendo della funivia che raggiunge il Plateau Rosà (m. 3480), ghiacciaio noto per la pratica dello sci invernale ed estivo.
I tre tronconi della funivia che toccano le stazioni intermedie di Plan Maison (m. 2581) e Cime Bianche (m. 2810), consentono di evitare 1400 metri di dislivello, discorso forse poco etico, ma sicuramente molto pratico.
Giunti al Plateau, si percepisce immediatamente un vero e proprio cambio di stagione rispetto alla partenza, l’abbigliamento ovviamente, deve essere adeguato.
Anche l’attrezzatura non va lasciata al caso: per affrontare un ghiacciaio sono indispensabili ramponi, imbragatura, corda e picozza; la progressione in cordata di 3 o 4 elementi è necessaria per evitare o limitare cadute in eventuali crepacci.

Passeggiata ad alta quota
Come detto, il Breithorn costituisce il quattromila più semplice, la presenza di queste temute fenditure nella neve è limitata e comunque sempre lontana dal percorso.

La prima ora/ora e mezza di salita segue fedelmente le piste da sci fino al passaggio nei pressi del Piccolo Cervino (m. 3883), poco sotto il quale si trova l’arrivo della funivia proveniente da Zermatt, sul versante svizzero.
Sul pianoro a 3850 metri raggiunto, va in scena uno spettacolo indimenticabile: alla nostra sinistra il vicinissimo Cervino, a destra, allineate, praticamente tutte le vette del Monte Rosa: la prima volta che si arriva in questo luogo l’impatto è davvero scioccante.
Davanti a noi il versante occidentale del Breithorn che si risale con una ripida diagonale verso sinistra; la diminuzione dell’ossigeno è evidente, è indispensabile una conoscenza dei propri limiti e delle reazioni psicofisiche a queste quote.
Un deciso cambio di direzione prelude poi alla breve cresta finale.
Questo gigante di 4165 metri ci accoglie, offrendoci una visuale di una bellezza quasi irreale: dai “cuginiBreithorn Centrale ed Orientale, ai due Liskamm, passando per Polluce e Castore, fino ad arrivare alla Punta Gnifetti (m. 4554, sulla quale è posta la Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa) ed alla Punta Dufour, massima elevazione del massiccio, con i suoi 4634 metri.
Dopo la discesa, effettuata con attenzione e prudenza, inizieremo a realizzare di aver vissuto una giornata indimenticabile: da oggi il nostro rapporto con la Montagna, cambierà per sempre.

Informazioni utili
Località di partenza – Plateau Rosà (m. 3480)- in funivia da Cervinia – Valtournenche (m. 2050 / costo a/r € 21.50)
Difficoltà – Alpinistico facile
Dislivello – 700 m
Tempo di salita – 3 ore
Tempo di discesa – 2 ore
Lunghezza a/r – 9 km
Periodo consigliato – da giugno a settembre
Materiale necessario – abbigliamento da montagna invernale, ramponi, imbragatura, corda e piccozza.

 

Ti è piaciuto? Condividilo!



2 Comments

  1. complimenti, ottima descrizione. sicuramente la percezione che si ha della montagna cambia quando si provano nuove emozioni come quelle descritte. un passo in più che ci permette di conoscere nuovi aspetti di una passione che non smette mai di insegnarci qualcosa.
    chissà che un giorno non decida di provare anch’io

Rispondi a Marco Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.


*